Il business delle scuole calcio Sono fabbriche di illusioni
2 partecipanti
Pagina 1 di 1
Il business delle scuole calcio Sono fabbriche di illusioni
Repubblica — 14 ottobre 2003 pagina 28 sezione: CRONACA
MAURIZIO CROSETTI TORINO - L' ultima novità nello strano mondo del pallone è l' apertura di una scuola calcio da parte di una società di procuratori e figli di procuratori, la Gea (la gestisce Alessandro Moggi, figlio di Luciano, direttore generale della Juventus: tutto in famiglia, c' è anche il figlio di Lippi). Usando come richiamo la possibilità che i bambini possano un giorno "fare carriera" spinti dalla lobby dei procuratori, a Roma hanno appena aperto una scuola con l' eloquente slogan: «Cresceremo i futuri campioni in casa». In attesa che la Gea apra anche una scuola femminile per aspiranti veline (si sa che veline e calciatori poi si fidanzano), i bimbi dai 5 ai 12 anni affidati alla dinastia Moggi sborsano 600 euro all' anno. Scuderie come queste ne stanno nascendo moltissime, perché il mercato delle illusioni rende bene: un giro d' affari superiore ai 150 milioni di euro all' anno. Il costo medio d' iscrizione oscilla tra i 220 e i 600 euro. Le scuole calcio in Italia sono 6.730, una cifra enorme. Il settore giovanile e scolastico della Federcalcio le ha appena censite: 2.837 sono quelle riconosciute, 3.893 quelle «avviate al riconoscimento» che si ottiene dopo un anno di attività e che richiede determinati requisiti (allenatori qualificati, strutture adeguate, un medico a disposizione). Ma che le scuole calcio non ancora riconosciute siano la maggioranza, forse non è un buon segno. In teoria non si dovrebbe dimenticare che i bambini che giocano a pallone devono svolgere, come da comunicato ufficiale della Figc, «attività prevalentemente ludico-motoria». Giocare, insomma, e divertirsi. Ma il pallone è commercio da subito. La Juventus sta riempiendo i giornali di pubblicità («Hai dai 6 agli 8 anni? Ti aspettiamo!»), nel sito ufficiale dell' Inter - società che pure ha avviato progetti a sfondo umanitario per i ragazzini del terzo mondo - lo specchietto per le allodole è una riga di testo in neretto, evidenziata bene, dove si specifica che ai bambini iscritti (quota annuale 460 euro) sarà consegnato «abbigliamento Nike»: così, a cinque anni non si sentono solo aspiranti campioni ma clienti di multinazionale, firmati come Ronaldo. I piccoli iscritti alle scuole calcio sono oltre 450 mila, e nel mercato dei sogni sono molte anche le femmine. Ma impietose statistiche rivelano che solo un bambino su sedicimila riesce a diventare un giocatore professionista. E chissà quanti genitori leggono con attenzione la «Carta dei diritti del bambino e dei Doveri dell' adulto e del giovane calciatore» che dovrebbe essere consegnata a tutte le famiglie degli iscritti alle scuole calcio. Sono tre i diritti che andrebbero imparati a memoria: il diritto di divertirsi e giocare, il diritto di allenarsi secondo i propri ritmi e il diritto di non essere un campione». «La parola scuola è una parola bellissima, ma ormai è tutto un mercato». Lo dice Sergio Vatta, maestro di intere generazioni di calciatori del Torino (qualche nome: Vieri, Lentini, Fuser, Dino Baggio), per sei anni responsabile del settore giovanile della Federcalcio. «Nell' 87 creammo la scuola «primi calci» con il neuropsichiatra Vincenzo Prunelli e il direttore dell' Isef di Torino, professor Trucchi. Ottocento bambini venivano a divertirsi con noi, ricevevano in dono una maglietta granata, i pantaloncini e un pallone di gomma, e i genitori non pagavano assolutamente nulla. Fu un' esperienza magnifica. Scoprimmo che a sei anni il talento è molto diffuso e la paura quasi inesistente. Ma scoprimmo anche che a volte i genitori traumatizzano i figli, caricandoli dei sogni che non sono stati capaci di realizzare. A noi interessavano l' aggregazione e la creatività, l' insegnamento che parte sempre dall' allievo. Oggi è diverso, oggi i genitori pagano un sacco di soldi e vogliono sempre dire la loro. Ci sono bambini inseguiti e circuiti da procuratori senza scrupoli già a dieci, dodici anni» . Ma ci sono ancora, per fortuna, anche i veri maestri. Come Paolo Pulici, grande attaccante del Toro che nel paesino di Trezzo sull' Adda ha scoperto (gratis, anche se lui non lo dice) una vocazione di insegnante. «La scuola della nostra società, la Tritium, è aperta ai bimbi dai 5 ai 9 anni. Si va in campo il lunedì e il venerdì dalle 17 alle 18,30 con qualsiasi tempo, e alla fine dell' allenamento si deve fare la doccia. Al campo, non a casa: è una regola importante. Io voglio che i bambini imparino come far meno fatica a divertirsi. Provo a spiegare che correre soltanto non è bello, invece è bello tenere vicino il pallone e far correre gli altri. Il benedetto pallone conta molto più della vittoria. Quando chiedo ai ragazzini com' è andata la partita, non mi dicono mai il risultato, non subito. Dicono: abbiamo giocato bene. Oppure, abbiamo provato a fare quello che ci hai detto tu, ma gli altri erano più bravi, così abbiamo perso» . Un vero maestro deve allenare un po' anche i genitori. «Quando mi chiedono se possono comprare le scarpe con i tacchetti d' alluminio, spiego che possono far male agli avversari e che il piede a quell' età non è ancora formato e non deve fare troppi sforzi: perché l' alluminio si pianta bene per terra, d' accordo, ma poi si fatica a tirarlo via. Alle mamme e ai papà ripeto: cerchiamo di voler bene a questi bambini, il resto verrà. Con i miei cinquantotto allievi parlo tanto, loro mi chiamano zio, maestro, papà, nonno, mi chiamano persino maestra e ne sono orgoglioso. Si confidano, mi raccontano i loro piccoli segreti. Poi magari vedono un vecchio filmato a Sfide e mi dicono, "ma allora eri bravo davvero". Una volta ho chiesto: vi piace tanto quel campione? Il nome, lo capite, non posso rivelarlo. I bambini mi risposero: è grande, è bravissimo, un giorno vorremmo essere come lui. Ma quasi tutti aggiunsero: come papà, invece, non lo vogliamo» .
MAURIZIO CROSETTI TORINO - L' ultima novità nello strano mondo del pallone è l' apertura di una scuola calcio da parte di una società di procuratori e figli di procuratori, la Gea (la gestisce Alessandro Moggi, figlio di Luciano, direttore generale della Juventus: tutto in famiglia, c' è anche il figlio di Lippi). Usando come richiamo la possibilità che i bambini possano un giorno "fare carriera" spinti dalla lobby dei procuratori, a Roma hanno appena aperto una scuola con l' eloquente slogan: «Cresceremo i futuri campioni in casa». In attesa che la Gea apra anche una scuola femminile per aspiranti veline (si sa che veline e calciatori poi si fidanzano), i bimbi dai 5 ai 12 anni affidati alla dinastia Moggi sborsano 600 euro all' anno. Scuderie come queste ne stanno nascendo moltissime, perché il mercato delle illusioni rende bene: un giro d' affari superiore ai 150 milioni di euro all' anno. Il costo medio d' iscrizione oscilla tra i 220 e i 600 euro. Le scuole calcio in Italia sono 6.730, una cifra enorme. Il settore giovanile e scolastico della Federcalcio le ha appena censite: 2.837 sono quelle riconosciute, 3.893 quelle «avviate al riconoscimento» che si ottiene dopo un anno di attività e che richiede determinati requisiti (allenatori qualificati, strutture adeguate, un medico a disposizione). Ma che le scuole calcio non ancora riconosciute siano la maggioranza, forse non è un buon segno. In teoria non si dovrebbe dimenticare che i bambini che giocano a pallone devono svolgere, come da comunicato ufficiale della Figc, «attività prevalentemente ludico-motoria». Giocare, insomma, e divertirsi. Ma il pallone è commercio da subito. La Juventus sta riempiendo i giornali di pubblicità («Hai dai 6 agli 8 anni? Ti aspettiamo!»), nel sito ufficiale dell' Inter - società che pure ha avviato progetti a sfondo umanitario per i ragazzini del terzo mondo - lo specchietto per le allodole è una riga di testo in neretto, evidenziata bene, dove si specifica che ai bambini iscritti (quota annuale 460 euro) sarà consegnato «abbigliamento Nike»: così, a cinque anni non si sentono solo aspiranti campioni ma clienti di multinazionale, firmati come Ronaldo. I piccoli iscritti alle scuole calcio sono oltre 450 mila, e nel mercato dei sogni sono molte anche le femmine. Ma impietose statistiche rivelano che solo un bambino su sedicimila riesce a diventare un giocatore professionista. E chissà quanti genitori leggono con attenzione la «Carta dei diritti del bambino e dei Doveri dell' adulto e del giovane calciatore» che dovrebbe essere consegnata a tutte le famiglie degli iscritti alle scuole calcio. Sono tre i diritti che andrebbero imparati a memoria: il diritto di divertirsi e giocare, il diritto di allenarsi secondo i propri ritmi e il diritto di non essere un campione». «La parola scuola è una parola bellissima, ma ormai è tutto un mercato». Lo dice Sergio Vatta, maestro di intere generazioni di calciatori del Torino (qualche nome: Vieri, Lentini, Fuser, Dino Baggio), per sei anni responsabile del settore giovanile della Federcalcio. «Nell' 87 creammo la scuola «primi calci» con il neuropsichiatra Vincenzo Prunelli e il direttore dell' Isef di Torino, professor Trucchi. Ottocento bambini venivano a divertirsi con noi, ricevevano in dono una maglietta granata, i pantaloncini e un pallone di gomma, e i genitori non pagavano assolutamente nulla. Fu un' esperienza magnifica. Scoprimmo che a sei anni il talento è molto diffuso e la paura quasi inesistente. Ma scoprimmo anche che a volte i genitori traumatizzano i figli, caricandoli dei sogni che non sono stati capaci di realizzare. A noi interessavano l' aggregazione e la creatività, l' insegnamento che parte sempre dall' allievo. Oggi è diverso, oggi i genitori pagano un sacco di soldi e vogliono sempre dire la loro. Ci sono bambini inseguiti e circuiti da procuratori senza scrupoli già a dieci, dodici anni» . Ma ci sono ancora, per fortuna, anche i veri maestri. Come Paolo Pulici, grande attaccante del Toro che nel paesino di Trezzo sull' Adda ha scoperto (gratis, anche se lui non lo dice) una vocazione di insegnante. «La scuola della nostra società, la Tritium, è aperta ai bimbi dai 5 ai 9 anni. Si va in campo il lunedì e il venerdì dalle 17 alle 18,30 con qualsiasi tempo, e alla fine dell' allenamento si deve fare la doccia. Al campo, non a casa: è una regola importante. Io voglio che i bambini imparino come far meno fatica a divertirsi. Provo a spiegare che correre soltanto non è bello, invece è bello tenere vicino il pallone e far correre gli altri. Il benedetto pallone conta molto più della vittoria. Quando chiedo ai ragazzini com' è andata la partita, non mi dicono mai il risultato, non subito. Dicono: abbiamo giocato bene. Oppure, abbiamo provato a fare quello che ci hai detto tu, ma gli altri erano più bravi, così abbiamo perso» . Un vero maestro deve allenare un po' anche i genitori. «Quando mi chiedono se possono comprare le scarpe con i tacchetti d' alluminio, spiego che possono far male agli avversari e che il piede a quell' età non è ancora formato e non deve fare troppi sforzi: perché l' alluminio si pianta bene per terra, d' accordo, ma poi si fatica a tirarlo via. Alle mamme e ai papà ripeto: cerchiamo di voler bene a questi bambini, il resto verrà. Con i miei cinquantotto allievi parlo tanto, loro mi chiamano zio, maestro, papà, nonno, mi chiamano persino maestra e ne sono orgoglioso. Si confidano, mi raccontano i loro piccoli segreti. Poi magari vedono un vecchio filmato a Sfide e mi dicono, "ma allora eri bravo davvero". Una volta ho chiesto: vi piace tanto quel campione? Il nome, lo capite, non posso rivelarlo. I bambini mi risposero: è grande, è bravissimo, un giorno vorremmo essere come lui. Ma quasi tutti aggiunsero: come papà, invece, non lo vogliamo» .
FILOMARINO VITTORIO- moderatote
- Numero di messaggi : 125
Età : 58
Località : san giovanni in fiore
Reputazione : 3
Data d'iscrizione : 23.05.08
Re: Il business delle scuole calcio Sono fabbriche di illusioni
HAI RAGIONE MISTER SI LU CAPU E LI MISTER ANKE UN ALTRO E
klaudio lekocaj- Promessa
- Numero di messaggi : 415
Età : 27
Località : san giovanni in fiore
Reputazione : 1
Data d'iscrizione : 04.06.08
Argomenti simili
» video calcio
» Sponsor Calcio Sangiovannese
» Calcio categorie giovanili
» Video Calcio Sangiovannese
» SAVUTO CALCIO -SANGIOVANNESE 95
» Sponsor Calcio Sangiovannese
» Calcio categorie giovanili
» Video Calcio Sangiovannese
» SAVUTO CALCIO -SANGIOVANNESE 95
Pagina 1 di 1
Permessi in questa sezione del forum:
Non puoi rispondere agli argomenti in questo forum.
|
|
Ven Giu 17, 2011 2:02 pm Da Admin
» Campionato Ps2
Mer Gen 26, 2011 6:23 pm Da mario curia
» Torneo Pes 2011
Gio Nov 18, 2010 6:31 pm Da Admin
» Torneo Pes 2011
Gio Nov 18, 2010 6:30 pm Da Admin
» Torneo Pes 2011
Gio Nov 18, 2010 6:30 pm Da Admin
» Torneo Pes 2011
Gio Nov 18, 2010 6:29 pm Da Admin
» Chi vince lo scudetto 2010-2011?
Gio Nov 18, 2010 6:21 pm Da Admin
» RADUNO LORICA
Lun Nov 01, 2010 8:19 pm Da FILOMARINO VITTORIO
» Krasic a rischio prova TV. Secondo voi il serbo va squalificato per la simulazione?
Lun Ott 25, 2010 9:04 am Da Admin